di Mazzetta

Orhan Pamuk ha lasciato la Turchia per rifugiarsi negli Stati Uniti. La decisione del premio Nobel per la letteratura 2006 è più che comprensibile alla luce degli ultimi avvenimenti. Dopo l’assassinio di Hrant Dink, scrittore e giornalista che come Pamuk era già stato denunciato per l’articolo 301 del codice penale turco (offese alla “turchità”), a manifestarsi nel paese non sono state solo la solidarietà e la reazione democratica. Lo stesso mandante dell’omicidio di Dink ha minacciato sfrontatamente Pamuk dal tribunale. A Pamuk era stata assegnata una robusta scorta, ma quanto emerso negli ultimi giorni dalle cronache turche, segnala una situazione molto al di la del tollerabile, per un paese che voglia dirsi democratico. Le immagini che sono state diffuse in televisione e che ritraggono i primi momenti della cattura dell'assassino di Hrant Dink, il giornalista ucciso pochi giorni fa, parlano da sole. Il diciassettenne Ogun Samast viene trattato bene dai poliziotti, una voce fuori campo gli suggerisce di pettinarsi, poi un poliziotto turco vuole posare insieme a lui, per l'occasione gli danno una bandiera turca. Il video mostra altri ufficiali darsi il cambio per la foto destinata a celebrare l’evento.
Alle spalle dei due si è vista l'iscrizione "La terra della nazione è sacra. Non può essere abbandonata al fato", la frase è di Kemal Ataturk. E al fato i militari turchi non lasciano niente e nessuno, neanche un giornalista che, prima di preoccuparsi del genocidio degli armeni, lamentava la scarsa democraticità della Turchia e denunciava il controllo ossessivo dei militari sulla politica e la società.

Intanto ha confessato anche Yasin Hayal (l’autore delle mincce contro Pamuk), che avrebbe pagato Samast per uccidere Dink perchè questi aveva insultato la nazione (o la turchità). Altre persone legate all'omicidio sono stati arrestate, alcuni hanno ammesso responsabilità nell'omicidio del prete italiano, don Santoro, ucciso tempo addietro a Trabzon (Trebisonda), città dove il gruppo risiede. Un omicidio, quello di don Santoro che a questo punto perde il movente islamico, da molti sostenuto con forza all'epoca della sua morte, essendo evidente che l'omicidio è maturato in ambienti nazionalisti (frequentati anche da Ali Agca, l'attentatore che sparò a papa Woytila) , che con i partiti islamici sono in feroce contrapposizione. Molto più probabile che a questo punto don Santoro sia stato ucciso per aver interferito con gli affari del gruppo nazionalista, impegnato anche nel traffico di droga e nella prostituzione.

Il governo turco ha reagito con il licenziamento dei poliziotti apparsi nel video, mentre tutto il paese attende con ansia la reazione dei militari, finora rimasti sullo sfondo, ma abituati di solito ad intervenire con pesantezza quando la temperatura nella società turca si alza. I militari, sicuramente distratti dalle operazioni di repressione nel Kurdistan turco e ad ammassare truppe per minacciare il Kurdistan iracheno, rinunceranno difficilmente ad imporre “soluzioni” drastiche al sorgere delle critiche contro l’autoritarismo e il nazionalismo di stampo fascistoide che da sempre ne caratterizza le pesanti ingerenze sulla politica turca. Si temono in particolare azioni contro la polizia che, prendendo a preteso i recenti avvenimenti, procedano ad una purga nei confronti di quegli elementi ritenuti troppo poco nazionalisti; la polizia turca è in genere considerata più popolare dei militari e meno propensa ad assecondare i disegni dei vertici militari.

Chi in queste ora parla di “fuga” da parte di Pamuk è decisamente ingeneroso. Il pericolo per lo scrittore è reale e chi gli rimprovera vigliaccheria per non essere rimasto in patria ad affrontare la battaglia democratica (protetto da quelle stesse istituzioni che fiancheggiano i killer), fa uno sterile esercizio di intransigenza sulla pelle degli altri, dimenticando quanti nella storia sono fuggiti dai diversi fascismi e infangandone la memoria; da Einstein a Pamuk è ancora preferibile salvare gli uomini di valore, che farne martiri da strumentalizzare politicamente.

Per parte sua Pamuk ha detto alle persone più vicine che non era in grado di scrivere vivendo sotto scorta e continuamente all’erta per timori di aggressioni. Recentemente lo scrittore aveva dovuto rinunciare anche a conferenze in Belgio e Germania in seguito ad esplicite minacce dei nazionalisti. La sua “fuga” è stata coperta dalla stampa, che ha preferito nascondere le notizie dei suoi preparativi per il trasloco negli Stati Uniti nei giorni scorsi, ritenendo più opportuno proteggere lo scrittore da contestazioni ed azioni disperate, che vendere qualche copia in più facendo lo scoop; un dettaglio abbastanza rivelatore di quale sia la reale intensità del pericolo che corrono i democratici in Turchia.

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